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Bari - Giro donne d'impresa: la sharing economy è femmina

Se c'è un problema che la sharing economy non deve porsi è proprio quello di genere. A fruire dell'economia della condivisione di risorse umane e materiali, che nel 2016 ha fatturato in Italia  13 miliardi di euro, sono soprattutto le donne: il 74% (fonte: Unicusano).
Se ne è parlato oggi alla Camera di commercio di Bari nell'incontro dal tema: "La presenza di genere nella sharing economy e l'influenza sulla competitività delle Pmi nei mercati internazionali", in occasione della 9.a tappa del Giro d'Italia delle donne che fanno impresa. L'iniziativa, di Unioncamere nazionale, è stata organizzata a Bari dal Comitato barese per l'Imprenditorialità femminile, in collaborazione con Unioncamere Puglia e Enterprise Europe Network. La prossima tappa pugliese del giro di svolgerà nel 2017 a Lecce, come annunciato da Monica Onori di Si.Camera.
"In Italia abbiamo raggiunto un tasso di femminilizzazione imprenditoriale pari al 21,74%, in Puglia siamo al 22,95%, in Terra di Bari al 20,99%, dove sette donne su dieci quando decidono di avviare un'impresa lo fanno nel terziario. Un'alta percentuale femminile in settori che possono trovare espressione nella cosiddetta sharing economy e che ci ha portato a dedicare la tappa barese alla presenza di genere nell'economia della condivisione, senza che questo però metta a rischio l'economia tradizionale".
"Un buon punto di partenza - secondo Daniela Eronia, coordinatrice dei Cif pugliesi - per iniziare a fare a livello regionale una programmazione anche di genere sui fondi strutturali, consentendo ai comitati di mettere a disposizione della Regione un importante patrimonio di relazioni".
A fare una panoramica sul cambiamento del contesto economico e sulle opportunità e i rischi della sharing economy, Davide Neve  che con la start up Aulab, di cui è responsabile, si occupa di laboratori formativi sugli strumenti per creare le imprese. "Disintermediazione, condivisione e collaborazione" le tre parole d'ordine di un fenomeno galoppante a livello globale.
Airbnb, la piattaforma che consente di alloggiare in case di proprietà altrui, è valutata sui mercati finanziari circa 20 miliardi di euro e attiva in 190 paesi del mondo; Uber, un servizio alterativo a quello dei taxi, è valutata per un valore di 50 miliardi di euro e presente in 60 paesi e in 300 città diverse.  "Queste cifre non possono non impattare sull'economia tradizionale che, da una decina d'anni, non vive momenti felicissimi
", ha evidenziato Alessandro Ambrosi, presidente di Unioncamere Puglia. Il problema resta quindi come far interagire questa nuova economia con quella tradizionale "senza che diventi travolgente, come abbiamo già visto nell'industria con l'automazione e nel commercio con la grande distribuzione. Tutto si può fare purché ci siano regole".

Data di pubblicazione: 16/12/2016 15:20
Data di aggiornamento: 16/12/2016 15:52