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La rete italiana dei Comitati per l’imprenditoria femminile

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Donne e agricoltura: "Questo mestiere non è un ripiego ma la nostra vita"

“Donne in Campo è la voce femminile all’interno della Confederazione italiana agricoltori. Il nostro primo obiettivo è quello di promuovere l’imprenditorialità al femminile. Lo facciamo abbracciando una visione multifunzionale dell’agricoltura, ossia sostenibile, basata sulla capacità di produrre cibo coniugata con salute, sicurezza e salvaguardia di suolo e paesaggio”. A parlare è Mara Longhin, imprenditrice agricola e presidente di “Donne in Campo“.

Dal 1999 questa associazione si occupa di promuovere le iniziative imprenditoriali femminili nel settore agricolo e di favorire l’integrazione di genere. Donne in Campo è composta da imprenditrici attive in tutte le regioni d’Italia. E organizza convegni, mercati, fiere, seminari e corsi di formazione sul tema. Le iscritte all’associazione considerano i prodotti agricoli delle “creazioni culturali” che contraddistinguono l’identità di un popolo e di un territorio. L’8 marzo hanno partecipato a Venezia a una mostra-mercato di “sapori nazionali” tutti al femminile. Ma periodicamente espongono i propri prodotti nelle città più importanti del paese.

“Portiamo in piazza dall’olio allo zafferano, dal formaggio al vino di qualità. E poi erbe, tisane, marmellate. Con questi prodotti vogliamo raccontare la cultura di impresa delle donne”. Tra gli obiettivi c’è anche l’inserimento di figure femminili negli organi direttivi delle aziende, nonché la convivenza di etica e business in agricoltura. Ma uno dei traguardi principali resta quello di ‘fare rete’, di costruire una comunità solidale di imprenditrici. E pare che, a livello numerico, le donne dell’associazione siano sulla buona strada: attualmente le tesserate sono circa 14.000. “Siamo moltissime. Siccome l’associazione si basa sul volontariato, non sempre si riesce a conciliare questo impegno con il lavoro nelle nostre piccole aziende – continua la Longhin. – Da questo punto di vista, infatti, ci sono regioni in cui la partecipazione è più debole e altre in cui è più forte. Personalmente anch’io avevo il timore di non riuscire a dare abbastanza quando sono stata scelta per questo incarico. Inoltre provengo dal settore zootecnico, mi occupo di vacche da latte, e temevo di non rappresentare tutto il mondo agricolo femminile. Invece ho constatato che abbiamo tutte problemi molto simili”.

Negli ultimi anni si sono occupate anche di raccogliere testimonianze, storie di imprenditrici agricole che affrontano difficoltà quotidiane per far sopravvivere le proprie aziende. “L’ultima volta che ne abbiamo discusso è stato il 7 marzo a Venezia con il convegno “Le donne in agricoltura: da Argentina Altobelli alle imprenditrici di oggi” – continua la Longhin – Siamo partiti da Argentina Altobelli, sindacalista che tanti anni fa si è battuta per i diritti degli agricoltori, per raccontare il mondo attuale delle imprenditrici agricole. Oggi, nel nostro settore, dietro l’iniziativa femminile ci sono sacrificio e sofferenza. Attualmente, per aprire un’attività agricola, una donna (e non solo) si trova di fronte a difficoltà immense, su tutte l’accesso al credito. Queste difficoltà riesce a superarle solo perché ha scelto di appartenere a questo mondo. L’agricoltura per noi donne non è un ripiego. È la nostra vita e la nostra arma vincente. I dati del censimento Istat dimostrano che le imprese al femminile stanno tenendo duro. Il nostro segreto è la creatività con cui curiamo i progetti, che poi trasformiamo in oggetto di impresa”.

Cosa si aspetta “Donne in Campo” da coloro che governeranno l’Italia da ora in avanti? Considerata la crisi economica e l’incertezza politica del momento, “ci aspettiamo di non esser più un semplice numero – spiega ancora la presidente – Le donne sono il motore di sviluppo del Paese e del mondo agricolo. L’agricoltura può diventare l’attività che farà risorgere l’Italia. Nonostante la crisi, questo settore sta tenendo e le aziende combattono a denti stretti per restare in piedi. Quello che ci uccide oggi è la burocrazia. Ci sfianca e ci porta via moltissimo tempo prezioso. Confido che si possa fare qualcosa per snellirla. E infine spero che l’agricoltura possa sedere a tutti i tavoli, quello del welfare e del lavoro. Deve essere parte attiva di questo nuovo assetto politico”.


Da Il Fatto quotidiano.it del 20 marzo 2013

Data di pubblicazione: 22/03/2013 10:47
Data di aggiornamento: 22/03/2013 10:50