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Reggio Emilia - Giovani dell'Appennino: il futuro preoccupa, soprattutto le ragazze

Sono in preoccupante aumento – e tutte collegate a fattori esterni, tra i quali spicca la crisi economica - le angosce e le preoccupazioni dei giovani della montagna rispetto al futuro. Il 42,6% dei ragazzi (e in questo dato spiccano le maggiori difficoltà della componente femminile, che balzano al 57,3%) vive l’approccio al domani con pessimismo (8,2%), si sente confuso (stato d’animo che riguarda il 18,7% del totale e il 26,3% delle ragazze), angosciato (5,6%) e in ansia (10,1%).
Le ultime indagini dell’Osservatorio dell’Appennino Reggiano della CdC – presentate sabato 23 novembre a Castelnovo ne’ Monti nell’ambito della quarta Conferenza dell’Appennino – parlano dunque di fragilità in aumento e strettamente legate al perdurare della crisi economica.
I giovani della montagna – come hanno sottolineato il presidente della CdC, Enrico Bini, e il responsabile dell’Osservatorio Camerale, Giovanni Teneggi – appaiono molto più sicuri dei propri mezzi, delle proprie capacità, del loro livello di preparazione scolastica e professionale rispetto a pochi anni fa, ma le difficoltà economiche e di inserimento lavorativo, unite alle incertezze del quadro politico internazionale, in soli due anni hanno assunto il peso di macigni tra le preoccupazioni dei giovani.
Le analisi curate dal Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica di Piacenza in collaborazione con le scuole superiori castelnovesi sono eloquenti: nel 2011 si diceva preoccupato della crisi economica il 22,5% dei giovani della montagna, ma oggi la percentuale è balzata al 57,9%. Analogo l’andamento riguardante le difficoltà nell’accesso al lavoro, che dal 2011 al 2013 hanno visto le preoccupazioni quasi raddoppiate (dal 20,4 al 38,6%) e l’elevata disoccupazione, che oggi preoccupa il 28,7% dei giovani rispetto al 16,3% del 2011 e dello 0,6% del 2008.
Ma non è solo la difficoltà di inserimento lavorativo che genera angosce tra i giovani della montagna: il 17,3% dei ragazzi (e la cifra è quadruplicata in un biennio) è preoccupato dell’instabilità e della precarietà del lavoro.
E c’è una specificità tutta appenninica in questi dati, nel senso che rispetto al futuro le angosce colpiscono oltre il 20% dei ragazzi della montagna reggiana, mentre al di fuori della comunità montana la percentuale scende al 9,2%.
C’è dunque un grande e specifico lavoro da compiere nel nostro Appennino – come hanno sottolineato Bini, Teneggi, il sindaco di Castelnovo ne’ Monti, Gianluca Marconi, e il vicepresidente della provincia, Pierluigi Saccardi, puntando su quei punti di forza e intervenendo sui punti di debolezza che gli stessi giovani (insieme agli amministratori locali, anch’essi coinvolti nell’indagine) evidenziano. Tra i punti di forza spiccano la forza dell’associazionismo e del volontariato, la qualità del capitale umano, il sistema scolastico e i servizi alle famiglie, mentre tra le debolezze da superare spiccano, ancora una volta, le infrastrutture di trasporto e comunicazione.

 

Fonte: Camera di Commercio di Reggio Emilia

Data di pubblicazione: 25/11/2013 13:16
Data di aggiornamento: 25/11/2013 13:21