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La crisi è più pesante se l'impresa è rosa

Diminuisce rispetto all’ultimo trimestre del 2012 la percentuale di imprese femminili che si sono rivolte alle banche per chiedere un finanziamento (dal 12,6% al 10,5%), percentuale peraltro inferiore rispetto al totale degli imprenditori (12%), e tra queste, aumentano le imprese che non ottengono il credito richiesto (passate dal 54% al 62%) e diminuiscono quelle che si sono viste accogliere le domande di finanziamento (dal 23,8% al 17%); in entrambi i casi, si tratta di performance decisamente peggiori rispetto al totale delle PMI; è estremamente elevata, inoltre, la quota di imprese femminili – l’80% - che richiede finanziamenti per esigenze di liquidità e cassa; infine, più della metà delle imprenditrici segnala un peggioramento rispetto a tasso, durata, costo di istruttoria e garanzie richieste per l’ottenimento dei finanziamenti.

Insomma, si conferma una situazione generale di forte difficoltà di accesso al credito per le imprese ma, rispetto al sistema delle PMI nel suo complesso, le imprenditrici fanno ancora minore ricorso al credito bancario e, quando lo fanno, hanno più spesso una risposta totalmente o parzialmente negativa e scontano condizioni di finanziamento più sfavorevoli. 

Questi i principali risultati dell’“Indagine Congiunturale sulle micro e piccole imprese femminili” nel 1° trimestre 2013 realizzata da Rete Imprese Italia Imprenditoria Femminile, che coinvolge le sigle delle organizzazioni di donne imprenditrici delle cinque confederazioni che la costituiscono (Casartigiani Donne Artigiane, CNA Impresa Donna, Confartigianato Donne Impresa, Terziario Donna Confcommercio, Imprenditoria Femminile Confesercenti), in collaborazione con Artigiancassa (Gruppo BNP Paribas).

«Ci sono maggiori difficoltà di accesso al credito e condizioni più gravose per le imprese femminili – ha dichiarato Patrizia Di Dio, Presidente di turno di Rete Imprese Italia Imprenditoria Femminile - . Si ev idenzia un atteggiamento pregiudizievole da parte del mondo bancario nei confronti delle imprenditrici, peraltro non basato da reali maggiori problematiche delle imprese femminili che anzi si dimostrano più affidabili. In riferimento alle dimensioni e all’ubicazione delle imprese è importante segnalare che chi soffre ancor di più sono le imprese di dimensione minore e le imprese al Sud. Oltretutto le differenze nel secondo trimestre rivelato si allargano purtroppo sempre più significativamente».

La percentuale delle imprese femminili (fino a 49 addetti) che nel primo trimestre 2013 si sono recate in banca per chiedere credito è risultata più bassa di quella registrata presso il resto delle imprese italiane fino a 49 addetti (10,5% contro il 12,0%) e più bassa di quella registrata nella precedente rilevazione (12,6%).
In questo contesto l’accesso al credito per le imprese femminili risulta ben più difficile della realtà nazionale. La cosiddetta area di stabilità, ovvero la percentuale delle imprese che hanno visto accolta la propria richiesta di credito con un ammontare pari o superiore, si riduce dal 23,8% al 17,1% (contro il 25,0% del totale delle imprese), mentre l’area di irrigidimento (percentuale delle imprese che hanno visto accolta la propria richiesta di credito con un ammontare inferiore a quello richiesto sommate a quelle che hanno visto respinta la propria richiesta) cresce dal 54,0% al 61,9% (contro il 45,1% del totale delle imprese).

In sostanza, le imprese al femminile che nel corso del primo trimestre 2013 si sono recate in banca per chiedere credito sono diminuite rispetto alla precedente rilevazione e sono in percentuale meno delle altre imprese e, tra quelle che fanno domanda, si registra una percentuale più elevata (e in crescita) di risposte negative. 

Sulle ragioni delle richieste di finanziamento , invece, non si riscontrano differenze sostanziali fra imprese femminili fino a 49 addetti, ovvero micro e piccole imprese, e le altre micro e piccole imprese italiane. La destinazione dei finanziamenti richiesti dalle imprenditrici è per l’80,1% a esigenze di liquidità e cassa, per il 16,5% a investimenti e per il 3,4% a ristrutturazione di debiti già in essere.

Rispetto all’offerta di credito, più della metà delle imprenditrici segnala un peggioramento rispetto al trimestre precedente delle altre condizioni applicate ai finanziamenti (tasso, durata, costo di istruttoria, garanzie). In generale, tuttavia, le percentuali delle imprese, femminili e non, che nel primo trimestre 2013 giudicano migliorate le condizioni al credito (tassi, durata, garanzie, costi e altre condizioni) sono insignificanti mentre le percentuali relative ai casi di situazione invariata o peggiorata mostrano una condizione certamente di maggiore difficoltà delle imprese femminili rispetto alle altre imprese italiane.


Fonte: "La Stampa" - 29/04/2013

Data di pubblicazione: 30/04/2013 10:11
Data di aggiornamento: 30/04/2013 10:14