Rapporto Istat 2014: peggiora la situazione di conciliazione dei tempi di vita delle donne
L'Istat ha diffuso il 28 maggio il Rapporto annuale sul Paese, che fotografa l'evoluzione dell'economia italiana: gli effetti della crisi sul sistema delle imprese e le loro potenzialità; le dinamiche e i divari del mercato del lavoro; le tendenze demografiche e le trasformazioni sociali.
Guardando in particolar modo all'universo femminile, nel 2013 in Italia, il tasso di occupazione delle donne 15-64 anni è pari al 46,5% (-12,2 punti rispetto al valore medio della Ue28). In cinque anni (2008-2013), a fronte della forte riduzione dell’occupazione maschile (-973 mila unità, -6,9%) le donne occupate sono diminuite di 11 mila unità (-0,1%). La sostanziale tenuta dell’occupazione femminile è il risultato di un insieme di fattori: da un lato il contributo delle occupate straniere, aumentate di 359 mila unità a fronte di un calo delle italiane di 370 mila (-4,3%), dall’altro la crescita delle occupate con 50 anni e più (+613mila, circa il 30% in più) e, infine, l’incremento di quante entrano nel mercato del lavoro per sopperire alla disoccupazione del partner. Aumentano, infatti, le famiglie con donne breadwinner, ovvero quelle in cui la donna è l’unica ad essere occupata: sono il 12,2% delle famiglie con almeno un componente 15-64 anni (erano il 9,4% nel 2008), in confronto al 26,5% di quelle con unico breadwinner uomo (stabile rispetto a cinque anni prima).
Tra le donne straniere, a fronte dell’aumento delle occupate di 15-49 anni (+233 mila in più rispetto al 2008, +38,4%), si registra un calo del tasso di occupazione (dal 51,4% al 47,1% del 2013). In presenza di figli la situazione delle straniere è ancora più critica: le madri straniere 15-49enni hanno un tasso di occupazione (42,4%) di gran lunga inferiore non solo a quello delle madri italiane (56,2%), ma anche a quello delle donne straniere che vivono sole (78,3%) o in coppia senza figli (55%).
Peggiora la situazione di conciliazione dei tempi di vita delle donne. Cresce la quota di donne occupate in gravidanza che non lavora più a due anni di distanza dal parto (22,3% nel 2012 dal 18,4% nel 2005), soprattutto nel Mezzogiorno dove arriva al 29,8%. Le più esposte al rischio di lasciare o perdere il lavoro sono le neo-madri che lavoravano a tempo determinato (45,7% nel 2012), quelle con titolo di studio basso (30,8%, rispetto al 12,3% delle laureate), le lavoratrici del Mezzogiorno (29,8%). Inoltre, aumenta la quota di occupate con figli piccoli che lamentano le difficoltà di conciliazione (dal 38,6% del 2005 al 42,7% del 2012).
Poco più della metà delle neo-madri continua a contare prevalentemente sull’aiuto dei nonni quando è al lavoro, ma cresce il ricorso al nido (35,2%, contro il 27,4%), soprattutto se privato (la cui fruizione passa dal 13,9% del 2005 al 21,1% del 2012).
Fonte: Istat
Data di aggiornamento: 30/05/2014 10:46