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La rete italiana dei Comitati per l’imprenditoria femminile

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Imprenditoria femminile, i settori in cui puntano le donne italiane

La crisi continua a farsi sentire, e le donne a provare a contrastarla. Dai dati dell'Osservatorio dell'Imprenditoria Femminile di Unioncamere emerge che in Italia, ogni quattro imprese, una ha una donna al comando. In alcuni settori, poi, come la sanità e i servizi alla persona, quasi una impresa su 2 è “rosa”.

Questa la fotografia dell’universo dell’imprenditoria femminile in Italia nel 2013. A fine dicembre scorso, 1.429.897 aziende a guida femminile, pari al 23,6% del totale del tessuto produttivo nazionale, hanno trovato comunque le risorse e le energie per crescere di 3.415 unità rispetto allo stesso periodo del precedente anno.

Ma, oltre all'alta incidenza delle donne che intraprendono, va segnalata anche la concretezza con cui scelgono di impegnarsi in attività che facilitino la realizzazione di modelli di vita più flessibili e suscettibili di conciliare le esigenze lavorative con quelle private. Il commercio, l’agricoltura e il turismo, quindi, i settori in cui le imprese che “parlano” al femminile sono più numerose. Sono però le altre attività di servizi, e, in particolare, i servizi alla persona e la sanità, i comparti in cui la componente femminile ha un peso percentuale più consistente, arrivando a sfiorare il 50% nel primo caso, superando il 40% nel secondo. A seguire, le attività di alloggio e ristorazione e l’istruzione, nei quali una impresa su 3 è a guida femminile.

I dati ci dicono però anche altro. Confermate sì quelle attività che meglio si adattano all'universo femminile, ma nel 2013 la presenza femminile ha ingrossato anche e sempre più le fila degli imprenditori in alcuni settori considerati tradizionalmente appannaggio maschile. Ed ecco il segno positivo per la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (+14,2%), per la raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti (+6,4%), per le costruzioni (+5,7%).
Inoltre, guadagnano posizioni anche altre attività meno legate al mondo delle donne: i servizi veterinari (+28,9%); le attività riguardanti lotterie e scommesse (+22,1%); i servizi postali e di corriere (+17,0%), e ancora i servizi finanziari (+7,1%).

Un'indagine commissionata dalla Camera di commercio di Milano sull’impatto economico sul Sistema Italia di Expo 2015 (di cui l'ente camerale è partner istituzionale), stima, per il periodo 2012-2020, 10.622 nuove imprese generate dall’Esposizione Universale. Di queste, si prevede che 2.600 saranno femminili, la metà in Lombardia e circa un decimo a Milano. Dallo studio, i settori su cui puntano le donne italiane risultano: ospitalità (circa 700 tra alberghi e ristoranti, settore dove le donne già ora pesano con circa un terzo delle imprese esistenti), costruzioni e trasporti (con 370 e 190, settori meno femminili in cui le imprese di donne sono il 7% e l'11%), ma anche comunicazione e tempo libero (360 e 105, settori più femminili col 23% e il 27% delle imprese totali legati a donne).

Le donne italiane, dunque, confermano l’intraprendenza imprenditoriale e, in generale, quello spirito di iniziativa che descrisse il rapporto sull’imprenditoria dell’Ocse del 2012 (su dati del 2009), in cui  l’Italia si posizionava al secondo posto in Europa per numero di donne imprenditrici su 40 Paesi presi in esame. Già da quei dati emergeva che il 3,62% delle donne italiane che lavoravano era imprenditrice e il 12,62% lavoratrice freelance.
Ma per far nascere una impresa occorrono risorse economiche. E questo è un grande problema soprattutto - ma non solo - per le molte donne che potrebbero dar corpo alle proprie aspirazioni mettendosi in proprio. E in questa direzione stanno lavorando i Comitati per l’imprenditoria femminile, fortemente impegnati nella sensibilizzazione del tessuto produttivo circa le opportunità previste dalla Sezione Speciale Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Pari opportunità del Fondo di Garanzia per le PMI espressamente dedicato alle donne, operativa dallo scorso 14 gennaio. Il Governo ha scelto infatti i Comitati, con le Camere di commercio, quali presidi territoriali e le nostre strutture hanno messo in campo tutte le energie per attivare punti informativi ad hoc.

Data di pubblicazione: 15/04/2014 16:25
Data di aggiornamento: 16/04/2014 15:18